Oltre al tema delle specie nocive, un’altra questione di particolare sensibilità e che richiederebbe la giusta attenzione è quella del contenimento di specie protette come il Lupo.
I danni agli allevatori e i rischi per coloro che lavorano in alpeggio si fanno sempre più rilevanti e aumentano gli allarmi lanciati da queste categorie, la cui presenza si rivela fondamentale per l’ambiente e per l’economia: per paura di attacchi gli allevatori sono costretti a concentrare la loro attività solo in alcune zone di pascolo, a danno della biodiversità e della fauna di altre zone. Bisognerebbe attuare politiche non ideologiche per assicurare la corretta convivenza di lupi e uomo.
La faccenda interessa anche l’Italia e desta anche la preoccupazione degli abitanti e di altri enti quali Prefettura, Regione, Corpo Forestale: emblematico l’attacco di un lupo ai danni di un cane avvenuto in pieno giorno nelle zone del Comune di Melle, nel Cuneese. Il fatto ha allertato ancora di più i suddetti soggetti che, stando alle dichiarazioni, temono anche per l’incolumità degli abitanti e sono convinti che non bisognerebbe più aspettare per altre aggressioni ben più gravi, bensì occorrerebbe agire.
L’ideale sarebbe trovare il giusto equilibrio tra rispetto dello status di specie protetta dei lupi e tutela degli abitanti, della fauna locale, degli allevatori e, infine, dell’intera biodiversità delle zone che ospitano tali animali, i quali – sarebbe meglio precisare – non costituiscono un pericolo certo, bensì un rischio occasionale che non andrebbe incoscientemente sottovalutato. Con le misure di tutela questo rischio cresce in modo esponenziale parallelamente alla crescita dei branchi, che si fanno sempre più numerosi. L’unica soluzione sarebbe quella di ridurre in modo sistematico il numero di lupi pur non desiderandone lo sterminio totale.
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